Sanità

In Italia, la spesa pubblica è la componente principale della spesa sanitaria totale. Il Sistema Sanitario Nazionale (SSN), nato nel 1978, ha come missione di fornire assistenza sanitaria completa all’intera comunità, garantisce dunque parità di accesso ad ogni persona bisognosa di cure.


Oltre alla spesa pubblica, la spesa privata include sia la spesa erogata da fondi sanitari integrativi o da polizze assicurative, sia la spesa direttamente sostenuta dai cittadini (spesa out of pocket).
Il SSN è progettato su tre diversi livelli: il Governo centrale, i 20 Governi regionali, le Aziende sanitarie locali (ASL) e gli ospedali indipendenti. I Governi regionali hanno la responsabilità diretta per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Governo.


Le principali debolezze del sistema sono l’eterogeneità dei diversi sistemi regionali e l’efficienza contrastata tra le regioni. E quindi difficile qualsiasi analisi dell’efficienza del sistema.

Nostro programma:

  • Riformare governance e coordinamento tra Stato e regioni:
  • “Più Stato che regioni e più Stato che privato”;
  • Armonizzazione dei sistemi regionali.
  • Potenziamento organico degli operatori sanitari.
  • Estensione del principio di gratuità alle prestazioni mediche (ticket sanitario).
  • Riorientamento del sistema sanitario curativo verso un sistema sanitario di prevenzione.
Disabilità

Più di un italiano su 20 è disabile (7,2% della popolazione), ammalato e povero, ciò rappresenta 4,5 milioni di disabili in Italia. La metà di questi sono ultra 75enni. Sei su dieci sono donne. Sul fronte sanitario, sei disabili su 10 hanno una o più malattie croniche.


Il tutto, nonostante gli interventi legislativi realizzati, ancora oggi si trasforma in difficoltà di accesso all’istruzione, alla vita sociale e culturale e al mondo del lavoro, che a sua volta conta centinaia di migliaia di lavoratori vittime di infortuni.


Infine, ma non meno importante, 1,8 milioni di disabili sopravvivono con circa 500 euro al mese.


La Convenzione ONU in Italia è largamente inattuata:

  • Attuare urgentemente la Convenzione ONU, completarne l’attuazione, per la sicurezza delle persone disabili.
  • Adeguare di conseguenza i mezzi finanziari nel rispetto degli impegni assunti.
Pensioni

L’evoluzione demografica con l’aumento dell’aspettativa di vita e la diminuzione del rendimento sul capitale con tassi d’interesse durevolmente bassi negli ultimi due decenni hanno peggiorato il sistema previdenziale.


L’esplosione dei divorzi, la disoccupazione, la disoccupazione tecnica, lo sviluppo del lavoro a tempo parziale e delle attività autonome aggravano la pressione sulle finanze della previdenza.


Dall’entrata in vigore della Riforma Dini nel 1995, i sistemi previdenziali basati sulla capitalizzazione (come i piani pensionistici individuali) sono stati favoriti a scapito dei sistemi di ripartizione, riforme incoraggiate dal Fondo monetario internazionale, la Commissione europea e la Banca centrale europea che auspicano la limitazione al 14% del prodotto interno lordo nazionale delle spese dei regimi pensionistici pubblici a ripartizione, per favorire piuttosto il risparmio pensionistico individuale, per il profitto esclusivo dei banchieri e degli assicuratori.


L’unico scopo della riforma Dini era il contenimento della spesa pensionistica. Oggi, possiamo osservare che non solo le spese non sono diminuite rispetto al PIL, ma le pensioni sono diminuiti drasticamente.
La previdenza complementare deve essere gradualmente soppressa a favore dell’estensione del Inps. Infatti, qualsiasi sistema di capitalizzazione non può garantire, nel tempo, un determinato livello di prestazione, qualunque sia la sua concezione. Perché l’inflazione finisce per assorbire qualsiasi rendimento a lungo termine.


A tal fine, le riforme in materia di pensioni sono le seguenti:

  • Soppressione progressiva della previdenza complementare;
  • Estenzione del Inps;
  • Generalizzazione del calcolo retributivo;
  • Abbassamento generale dell’età pensionabile;
  • Età pensionabile modulabile in funzione della penosità della professione.