
Il “Made in Italy” è un marchio di qualità riconosciuto a livello internazionale, legato all’eccellenza, al design e alla tradizione italiana. I principali settori coinvolti sono l’alta moda, l’arredamento, il cibo, il design e l’artigianato, ma anche un’ampia gamma di prodotti.
La politica del “Made in Italy” in Italia si concentra sulla promozione e tutela dei prodotti italiani, valorizzando la loro qualità, design e tradizione. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) coordina azioni per sostenere i settori produttivi di eccellenza, preservare la cultura nazionale e stimolare la crescita economica. La politica include anche la lotta alla contraffazione e la promozione di investimenti per la transizione ecologica e digitale nel settore.
- Lo Stato deve rafforzare i poteri del MIMIT e potenziare i stanziamenti per il sostegno all’innovazione e all’esportazione, e per il rafforzamento dell’autosufficienza dei beni e servizi essenziali al paese.
- Anche un maggiore coordinamento con i settori di mercato e l’elaborazione di strategie a più lungo termine sono essenziali.
- Incentivare l’initiativa dei giovani con l’agevolazione di prestiti.

La campagna delle privatizzazioni in Italia nacque nel 1992, sancita col trattato di Maastricht in vista dell’Europa. Questo è avvenuto dopo il pervertimento progressivo di un sistema parastatale, prima vincente, al esempio dell’ENI di Enrico Mattei, poi mangiasoldi, costoso, inefficiente, parassitario, vacca da mungere per i partiti, per le clientele, e per caricare le aziende in perdita.
Con un documento pubblicato il 10 febbraio 2010, la Corte dei Conti ha reso pubblico uno studio nel quale elabora la propria analisi sull’efficacia delle privatizzazioni operate sinora : incremento delle tariffe senza alcun progetto di investimento volto a migliorare i servizi offerti, elevato livello dei costi, monitoraggio incerto, scarsa trasparenza e scarsa chiarezza nella ripartizione delle responsabilità.
Nonostante questa constatazione di fallimento, sotto la pressione di Bruxelles e del suo colossale debito, il governo è costantemente impegnato nella privatizzazione massiccia di tutti i settori pubblici. Le nazionalizzazioni sono peraltro vietate dalle leggi comunitarie.
Nonostante ciò, le rinazionalizzazioni contribuiranno anche a la formazione di una manna finanziaria molto elevata allo Stato italiano:
- Rinazionalizzazioni di beni e servizi comuni;
- Rinazionalizzazioni di controllo su imprese nei settori strategici.

Beni e servizi noti come acqua, elettricità, cure mediche, ecc., nell’interesse del consumatore, non possono essere resi disponibili secondo le leggi del libero mercato. Al contrario, lo Stato deve garantire l’accessibilità di questi beni e servizi, a un prezzo accessibile e di qualità irreprensibile.
- Tali beni e servizi devono essere rinazionalizzati.
Allo stesso modo, lo stato deve riguadagnare un controllo efficace di qualsiasi attività economica di importanza strategica per il paese, come i settori dell’energia e delle armi.
- Controllo dello stato sulle imprese di settori strategici.
In tutti gli altri casi, sono al contrario le leggi del mercato che devono prevalere nell’interesse del consumatore e del suo portafoglio, ovviamente tutelando la salute, l’ambiente, ecc. necessari per la sicurezza dei consumatori.
- Rimuovere qualsiasi cartello che impedirebbe la libera concorrenza.
